Giochi dell'Oca e di percorso
(by Luigi Ciompi & Adrian Seville) |
"Breve storia del 58" |
Autore: Milanesi Franco |
Le stampe dei giochi dell'oca sono oggi considerate a tutti gli effetti espressione dell'arte popolare. L'estetica contemporanea ha progressivamente ridotto la distanza tra "alto" e "basso", colto e popolare e possiamo quindi tentare di applicare anche a queste tavole, un po' per "gioco", i criteri estetici e analitici mediati dalla critica d'arte. Come suggeriva il metodo morelliano per il riconoscimento e l'attribuzione dei quadri, l'osservazione di particolari apparentemente marginali può rilevare l'autentica sostanza di un'opera figurativa. In tal senso, piccole sfumature nel rapporto tra l'icona e il suo significato possono avere valore di paradigma delle metamorfosi storiche del gioco stesso, del "senso" simbolico, del carattere narrativo che assumono i disegni cadenzati nella spirale del percorso. Proviamo, per esempio, ad osservare una sola casella. Sappiamo che ad alcuni numeri corrispondono figurazioni fisse che troviamo già nel "Coriolani", la tavola più antica giunta fino a noi, stampata a Venezia nel 1640. Il ponte al 6, l'osteria al 19, il pozzo al 31. Al 42 il labirinto e la prigione al 52. Un balzo ancora e si è al 63 (7x9, come suggerisce la cabala, combinazione dalla forte carica simbolica). Ma a soli cinque passi dalla meta troviamo il 58, la morte. Nelle oche classiche questa casella è rappresentata con teschi, tibie, scheletrini in varie pose che ricordano ai giocatori che chi "finisce sopra" il 58 deve ritornare alla casella di partenza. Raramente è prevista l'esclusione dal gioco (tropo brutale forse per un passatempo indirizzato ai bambini) ma il salto indietro di 58 caselle significa di fatto la perdita di ogni possibilità di vittoria. In un gioco in cui il carattere dinamico è essenziale, questo "memento mori" collocato proprio alla fine segnala l'aleatorietà di ogni percorso e progetto di vita. In molti giochi il simbolo della morte è trasfigurato sia per edulcorarne il carattere sia per attribuire a questo luogo del "negativo" significati differenti. Una "storia della casella 58" rivela così particolari interessanti. Limitiamoci ad alcuni esempi. Nei giochi storici vengono concentrati in questa stazione tutte le situazioni più tragiche: un naufragio (Jeu de la marine); un bue ucciso (Jeu de l'industrie humaine); le catacombe di Parigi (Jeu instructif des merveilles de la nature e de l'art); raffinata l'idea di Napoleone che concede la grazia nel bel gioco apologetico dedicato all'Imperatore (Jeu du grand-homme). In un "Jeu du soldat" di Epinal, alla fatidica casa è indicata, ovviamente, la mort au champ d'honneur. Meno ovvio il lanciatore di coltelli, al 58, in un allegro "Gioco del Luna Park" che probabilmente non poteva essere turbato da un disegno troppo crudo. E così deve aver pensato anche il grande disegnatore Craveri che in un tradizionale gioco del 1940 disegna uno scheletrino buffamente addobbato con scarponi, bombetta, gilet. Nel "Gioco di Pinocchio" viene messo Mangiafuoco. Per il gioco del missionario, data l'importanza della meta, ci si limita al mare agitato. Ma il momento più curioso è forse in un bel Gioco delle stelle raffigurante i grandi attori italiani e stranieri. Qui al numero 58, l'esortazione morale e ben più incisiva e sottile della banale raffigurazione della morte. La casa porta il titolo "divismo" e vediamo uno scheletro che osserva se stesso, come un lugubre Narciso, nel riquadro di uno specchio da camerino. Un preciso ammonimento per tutte le stelle del grande schermo. Infiniti altri esempi sono possibili, segnali del gusto del disegnatore e di un ambiente. Ma è sufficiente osservare come il garbo e la leggerezza che attraversano l'intero percorso del "Zogo de l'oca de Miran" si confermino, al 58, in un "toca fero" sotto un teschietto vagamene sorridente. |
Torna indietro