Giochi dell'Oca e di percorso
(by Luigi Ciompi & Adrian Seville)
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Senza titolo - Untitled (Jeu d'Assaut) 
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primo autore: Ludovic 
secondo autore: J.F.J (Les Jeux et Jouets Français)  
anno: 1920/30 
luogo: Francia-Parigi 
periodo: XX secolo (1°-2°/4) 
percorso: Gioco di strategia 
materiale: carta (paper) (papier) 
dimensioni: 245X245 
stampa: Litografia 
luogo acquisto: Francia-Toulose 
data acquisto: 30-01-2020
dimensioni confezione:  
numero caselle:
categoria: Militaria (guerre, armi e soldati) 
tipo di gioco: Gioco con i dadi  
editore: Les Jeux et Jouets Français, Paris 
stampatore: Les Jeux et Jouets Français, Paris 
proprietario: Collezione L. Ciompi 
autore delle foto: L. Ciompi 
numero di catalogo: 2608 
descrizione: Gioco di strategia.
In basso a sinistra l'autore "Ludovic" e a destra "J.F.J."
In alto su una bandiera si legge: "200.e Rég.t MADAGASCAR".
Il gioco ricorda la spedizione francese in Madagascar del 1895/96 e molto probabilmente faceva parte di una raccolta di giochi.
Vedi esemplare Mauclair-Dacier Editeur, Arch. n°2363.
REGOLE: nel retro.
"Règle du Jeu d'Assaut.
Dans ce jeu, la forteresse représentée à la partie supérieure est assiégée par vingt-quatre soldats et défendue par deux.
Un des joueurs prend les vingt-quatre assaillants et les place sur les vingt-quatre points en dehors de la forteresse; l'autre prend les deux defenseurs et les place sur deux points, à son choise, à l'interieur.
Les assiégeants doivent avancer vers la forteresse toujours en faisant un pas en avant en direction droite ou oblique mais non de coté, ou en reculant.
Les assiégés marchent aussi d'un point à un autre et il leur est permis de faire un mouvement retrograde et d'aller de coté. Ils doivent battre comme au Jeu de Dames, c'est-à-dire prendre chaque pion derrière lequel se trouve une case vide, et continuer à en prendre plusieurs s'il y a lieu, mais ils doivent toujours chercher à se retirer autant que possible dans la forteresse.
Au contraire il n'est pas permis aux assiégeants de battre les assiégés mais ils peuvent les souffler comme dans le Jeu de Dames quand ceux-ci n'ont pas battu où ils devaient le faire.
Le but principal de ce jeu est de faire sortir les défenseurs de la forteresse pour pouvoir occuper les neuf points; les assigéants gagnent lorsqu'ils ont atteint ce but. Les assiégés gagnent s'ils parviennent à prendre tous les assaillants ou s'ils les empechent de marcher.
Nota: Les lignes plus fortes trachées en noir indiquent celles que les assaillantes ne pourront suivre.


CASELLE: mute (9 numerate).

REFERENZA 1
Le 200e Régiment d'Infanterie est surtout connu pour avoir participé à l'expédition de Madagascar de 1895-1896. Il est formé, en 1895, à Lyon, à partir de volontaires issus de 12 régiments d'infanterie métropolitains pour participer à cette expédition. Le 2 août 1895, 400 hommes de troupes appartenant au 200e régiment d’infanterie venant de Lyon et 150 appartenant au 40e bataillon de Chasseurs à pied venant de Grenoble, s’embarquent à Marseille à bord du Vinh-Long. Début septembre 1896, le 200e RI, décimé par les fièvres et maladies, n'existe plus en tant que force combattante.
Les tenues portées
Les officiers et soldats de l'armée de terre ne pouvaient faire campagne à Madagascar dans leur costume de France. Un uniforme particulier fut décidé. La description de celui des officiers fut publié au journal officiel:
"Vareuse à col droit bas, en flanelle anglaise bleu de roi, un seul rang de boutons metalliques. Au col, numéro du régiment, ou insigne des différents services. Les officiers portent des galons de grade plats sur monture circulaire et des attentes d'épaulettes. Veste en toile cachou, pas de numéro ou d'attributs au col. Pantalon en flanelle bleue avec bandes écarlates pour l'artillerie ou le génie, passepoils jaune pour les chasseurs à pied, chasseurs d'Afrique et tirailleurs algériens, passepoils rouge pour les autres armes ou services. Casque colonial avec les emblèmes du schako ou du képi rigide, grenade pour les officiers de la légion, croissant pour ceux des tirailleurs algériens."

(Madagascar)

REFERENZA 2
I giochi di assalto al castello o alla fortezza hanno per obiettivo l’acquisizione o lo sviluppo di strategie militari o comunque di affinare la capacità di risolvere problemi in maniera veloce ed efficace. Tutte le relative iconografie si rifanno ad un unico schema di tavoliere costituito da cinque moduli, tipici del gioco del tris, organizzati in forma di croce greca in cui la fortezza da difendere è costituita dal primo modulo in alto; mentre il campo di battaglia è costituito dagli altri quattro moduli.
È difficile rintracciarne l’origine, ma struttura e regolamento fanno supporre che si tratti di successive varianti di antichissimi giochi senza precisa indicazione temporale. Non mancano riferimenti a giochi medioevali del nord Europa, come il Tablut diffuso in Lapponia, l’Halatafl in Irlanda, lo Hnefatafl in Islanda. Altri studiosi pensano ad una evoluzione del gioco arabo El-Qirkat descritto nel manoscritto arabo del secolo X, Kitab el-aghani. Certo è che nel 1283 Alfonso X il Saggio, nel Libro de los juegos da lui curato, nel descrivere giochi e passatempi diffusi nel suo regno di Castiglia, cita il gioco arabo Alquerque, prototipo di quei giochi noti col nome di "De cercar la Liebre", cui, nei secoli successivi, si sono ispirati "Le Renard et les Poules", "Fox and Geese", "La volpe e le oche", "La volpe e le Galline", "Il lupo e le pecore" e simili giochi di caccia.
Gli editori milanesi Pietro e Giuseppe Vallardi, specializzati nella pubblicazione di libri e stampe d’arte, nel loro catalogo del 1824, includevano il "Nuovo Giuoco della Volpe", una incisione in rame colorata molto diffusa in quel periodo, riprodotta successivamente per decenni.
Il taglio educativo del gioco, connotazione tipica dei giochi popolari nel XIX secolo, emerge con chiarezza nella spiegazione presente nella parte inferiore del tavoliere, prima del regolamento, in cui lo inquadra storicamente e ne descrive le finalità. Vi si legge infatti:
Il Giuoco della Volpe deve la sua origine agli abitanti dell’Asia i quali l’inventarono coll’intenzione di addestrarsi nelle astuzie della guerra e di tenersi in guardia contro le sorprese di Ciro loro nemico che gli [sic] aveva soprannominati Galline per la loro inclinazione ai piaceri ed al riposo, ed i rivali suoi per vendicarsi di siffatto epiteto lo avevano nominato la Volpe (vedi esemplare Arch. N°2328).
Il tavoliere è reso gradevole dalla ricchezza di dettagli che rimandano ad un ambiente agreste abitato dagli animali protagonisti della sfida.
Uno dei primi esemplari in cui si cerca di inserire espliciti riferimenti militari nell’innocuo ambiente rurale dei giochi di caccia è costituito certamente dal "Jogo do Assalto" conservato nel museo di Angra do Heroismo, città portoghese situata nella regione autonoma delle Azzorre, sull’isola Terceira. Il gioco è la riproduzione, curata dalla direzione del museo (MAH), del disegno acquerellato intitolato "Isto hé un Assalto", creato dal politico e militare João Francisco de Oliveira Bastos nel 1829, durante la guerra civile portoghese (1828-1834). La guerra, conosciuta anche come “Guerra dei due fratelli”, vedeva contrapposti per la successione al trono il primogenito del defunto re Giovanni VI, Pietro I del Brasile, di ispirazione liberale e favorevole alla concessione di una costituzione, appoggiato dalla Francia e dall’Inghilterra, ed il fratello Michele, di ispirazione assolutista e tradizionalista, appoggiato dalla Spagna, dall’Austria e dalla Chiesa cattolica. Oliveira Bastos, difensore degli ideali liberali, fu fatto prigioniero e nel mese di agosto del 1829 fu rinchiuso nella fortezza di “São Julião da Barra” a Lisbona, dove rimase fino al 1833, quando le truppe liberali entrarono a Lisbona.
L’acquerello riproduce in modo essenziale il classico gioco di caccia in cui il primo modulo superiore è fortificato agli spigoli da quattro bastioni, simbolo del forte di San Giuliano collocato sulla riva destra del fiume Tago, da sempre considerato il più importante baluardo difensivo del Portogallo e dove l’autore era rinchiuso. Il gioco è inserito in un ambiente ancora campagnolo (presenza di numerosi alberi e due casette) in cui spicca un solo soldato, sineddoche simbolica dell’esercito liberale cui spetta il ruolo di conquistare la fortezza.
Tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento, però, le decorazioni naturalistiche hanno ceduto il posto a rappresentazioni grafiche, talvolta anche accurate, riconducibili ai principali avvenimenti militari o coloniali delle potenze europee.
In Francia, la affermata “Imagerie d’Épinal” di Charles Pellerin, litografo ed editore, verso il 1890 aveva messo in commercio una cromolitografia dal titolo "Jeu du Siége de Sébastopol", un gioco di strategia militare che, secondo Franco Milanesi, si è diffuso in India durante la dominazione inglese. I due giocatori assediati nella fortezza del primo modulo si difendono dall’assalto di 24 attaccanti distribuiti negli altri moduli. Lo scenario di guerra è realisticamente rappresentato dall’organizzato esercito inglese che, al comando di esperti ufficiali, bombarda la fortezza o si espone allo scontro corpo a corpo, replicando l’epica conquista alleata del forte di Malakoff a conclusione dell’assedio di Sebastopoli in Crimea nel 1855.
Un altro gioco d’assalto, ma senza titolo, è presente nel panorama editoriale ludico a cavallo dei due secoli. È una cromolitografia dell’editore parigino Charles Watilliaux presente a Parigi dal 1874 al 1908 e specializzato in giochi di società, di percorso, di rompicapo, di pazienza. Il campo di gioco è inserito in una concitata guerra. La scenografia riporta a quella di Crimea e rappresenta una flotta che attacca la fortezza dal porto con gli alleati che avanzano da destra ed i Turchi che da sinistra si scontrano frontalmente con i nemici. Lo stesso gioco è stato riproposto con diverso logo dagli editori Revenaz e Tabernat dopo aver acquisito l’azienda di Watilliaux.
L’editore Mauclair-Dacier, esperto in giochi di società, scientifici ed istruttivi, attivo a Parigi tra il 1891 ed il 1930, intorno al 1900 pubblicava un gioco d’assalto, senza titolo, ma facilmente riconducibile alla spedizione coloniale francese del 1895-96 in Madagascar. L’autore Ludovic contestualizza il gioco in una cruenta scena d’assalto del 200° reggimento “Madagascar”, come si legge nella bandiera retta da un alfiere all’attacco, costituito da 550 volontari, che, a causa di gravi malattie e febbri, fu completamente decimato.
Anche nella editoria popolare spagnola di giochi e di immagini si è fatta sentire l’influenza artistica delle stamperie francesi di Épinal, in particolare di Pellerin. Già verso la fine del secolo, infatti, a Barcellona operava la “Estamperia económica Paluzie” che al numero 925 del catalogo presentava il suo Juego del Asalto. Il tavoliere presenta il terreno del gioco inserito in due scene della “Prima Guerra del Rif” (1893-94) combattuta tra la Spagna che si apriva alla colonizzazione del Marocco e le tribù montane del nord marocchino: l’artiglieria e la cavalleria spagnola, da destra, attaccano e respingono rovinosamente i guerriglieri berberi, riconoscibili dal caratteristico fez rosso in testa, mentre difendono il loro territorio.
(Antonio Negro)

Exhibitions:

bibliografia: 1) GIANNUZZI, Cosimo - NEGRO, Antonio - D'AURELIO, Vincenzo: "Viaggio nei Giochi dell'Oca e di Percorso. Geografia, Storia, Araldica." Edizioni Grifo, pag. 163, Lecce 2022.

 
 
   
 
   
 
   

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