Giochi dell'Oca e di percorso
(by Luigi Ciompi & Adrian Seville)
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Nome autore: Jacovitti Benito 
Nazionalità: Italia 
Città: Roma 
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Benito Franco Jacovitti nasce a Termoli, in provincia di Campobasso, il 9 marzo 1923. La madre, Elvira Talvacchio, aveva lontane origini albanesi, tanto che fino all'eta' di sei-sette anni Jacovitti parlava perfettamente albanese, che unito alla già fervida fantasia di bambino e al dialetto molisano, lo faceva contare fino a 10 così: onza, donza, trinza, quaraqua, rinza melaga, dunza, rif,raf e rof. Il padre Michele Iacovitti (notate che la I e' diventata J solo per un vezzo artistico) faceva il ferroviere ed era affascinato dalle figure politiche forti (da cui i nomi assegnati al figlio per fortuna evitando Adolfo), come secondo lavoro faceva l'operatore in una sala di proiezione cinematografica, cosa che regalò al piccolo Jac, la possibilità di vedere centinaia di films. I western erano quelli preferiti. Aveva due fratelli Maria e il piccolo Mario, e dato che erano abbastanza poveri, lui da bravo fratello maggiore costruiva loro i giocattoli, con forbici, ago e filo creava pupazzi di stoffa, e poi trenini, casette, automobiline. A sei anni inizio'a disegnare le prime storie a vignette sui lastroni di pietra che ricoprivano le strade di Termoli. La gente si fermava a guardare. Erano i suoi primi ammiratori. A 8 anni Benito, e tutta la famiglia, lascio'Termoli per Ortona a Mare, poi Macerata dove frequento' le elementari...Infine giunse a Firenze, dove frequentò la scuola d'arte e il liceo artistico. Ed è proprio qui al liceo di Firenze che gli venne affibbiato il soprannome di "Lisca di pesce", tanto era alto e magro, e con una lisca di pesce rossa firmerà quasi tutte le sue tavole. Sempre al liceo artistico di Firenze disegnò le prime vignette per i suoi compagni, Franco Zeffirelli era uno di questi; quindi fece le sue prime caricature, prima per i soldati tedeschi, e alla fine della guerra, per i soldati americani. Nel 1939 pubblicò, presso la casa editrice torinese "La Taurina", l'unica storia seria della sua carriera: "L'eroe delle cinque giornate" sull'insurrezione popolare del 1848 milanese. Iniziò a collaborare con il settimanale umoristico fiorentino "Il Brivido", poi con il periodico satirico "Il Travaso", e soprattutto con il famoso giornale per ragazzi "Il Vittorioso" (dal 1939 al 1967). A Firenze Jacovitti visse e subì, come tutti gli italiani, la seconda guerra mondiale, e quando c'erano i bombardamenti lui non andava nei rifugi, ma sui terrazzi dei palazzi, per vedere le bombe cadere, sentirne il sibilo, ascoltarne il rumore assordante, anche se aveva una paura tremenda, ma tant'è questo era Jac. Solo un volta si nascose in un rifugio, una cantina, e passò tutta la notte nascosto sotto un pianoforte. Da quella postazione protetta vide due bellissime gambe, delle quali si innamorò. Erano le gambe di Floriana Jodice, quella che divenne poi sua moglie e da cui ebbe una figlia: Silvia. Nel 1946 si stabilì definitivamente a Roma, qui conobbe e lavorò con personaggi come Marchesi, Metz, Fellini, Mosca, Steno. Facevano i ritratti, le caricature per gli americani. Erano i ragazzi del "Bertoldo" e del "Marc'Aurelio", i giornali di satira di quei tempi. Così la sua carriera iniziata a Firenze, continuò nella capitale. Qui, oltre a continuare a collaborare con "Il Vittorioso" proseguì la realizzazione del "Diario Vitt" per la casa editrice A.V.E. Dal 57 al 67 lavorò al supplemento ragazzi de "Il Giorno", ed è qui che il 28 marzo del 1957 nacque Cocco Bill. Per tutti gli anni settanta e fino al 1982, Jacovitti collaborò con "Il Corriere dei Ragazzi" e con il "Corriere dei Piccoli". Nel 1973 lavorò per Linus, chiamato dall'allora direttore Oreste del Buono. Ma se ne andò presto perchè, oltre alle proteste dei vari gruppi dell'estrema destra e sinistra che aveva preso in giro nella sua storia e che lo avevano minacciato di morte, in una vignetta, al posto della carta igenica, disegnò una copia della rivista che lo aveva assunto da pochi mesi. La vignetta fu censurata, Jac non amava le censure, e se ne andò.Ma qualcosa di simile era già successo quando scrisse "abbasso il Papa" al bordo di una vignetta per una campagna elettorale della D.C. Aveva poi nascosto la frase sotto il nero, ma al momento di dare il colore, che allora si dava sul retro la scritta apparve in controluce. Non fece più la campagna elettorale. Era il 1948 ed erano schierati da una parte la Democrazia Cristiana, dall'altra il Fronte Democratico Popolare delle sinistre. Jacovitti lavorò per "l'Europeo", fece vignette per "Il Tempo", ma anche per "il Male", "Cuore" e "Tango". Illustrò il Pinocchio di Collodi, un personaggio molto amato da Jacovitti, tanto da illustrarlo tre volte. Due volte nelle illustrazioni a commento del racconto ed una storia a fumetti. Gli venne proposto nel 1977 di realizzare "Il kamasultra" con i testi di Marcello Marchesi. La cosa lo incuriosì e accettò. Ma fu costretto a lasciare il Diario Vitt, perchè disegnare soggetti a tema erotico non era certo cosa che poteva far piacere alla casa editrice cattolica, ovviamente. E neanche alla moglie che lo sgridò moltissimo. Ma Jac continuò imperterrito e iniziò la sua collaborazione con Playmen. Realizzò poi negli anni 80 "il Kamasutra spaziale". Lavorò molto nel campo della pubblicità ne ricordiamo alcune: i gelati Eldorado con Cocco Bill, la Facis con Pecor Bill, L'Olio Teodora con Zorry Kid, i salami Fiorucci, Il gatto Maramio, per i formaggini Mio. Il gioco dell'oca per l'Enel... Le sue ultime collaborazioni furono per "il Giornalino" delle Edizioni Paoline. Fu insignito dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana nel dicembre 1994 dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro. Parlare dei personaggi di Jacovitti è un compito arduo, sono tanti e tutti importanti. Ci sono i 3 P (Pippo Pertica e Palla) ai quali era affezionatissimo perchè gli ricordavano i suoi compagni di scuola e Pippo in particolare , con cui si identificava. Poi Cip il poliziotto, il Pirata Gamba di Quaglia e Battista l'ingenuo fascista, Oreste il guastafeste e Gionni Galassia. Poi ancora Giuseppe, l'unico personaggio muto di Jacovitti, Zorry Kid e Kid Paloma. Elviro il vampiro, il giornalista investigatore Tom Ficcanaso e Baby Tarallo. Pape' Satan e Aleppe, tre assurdi diavoloni. Il marziano Microciccio Spaccavento. Zagar (Macchia nera in versione jacovittesca). La terribile vecchietta, la Signora Carlomagno. E ancora l'indiano Occhio di Pollo, Giacinto il Corsaro dipinto, il bandito Pasqualone e la strega Filippo. Lolita dolcevita, teen ager anni 60, il diavoletto Pop Corn e Jac Mandolino, e ancora tanti tanti e tanti, ma il suo personaggio preferito, il suo alter ego, la proiezione massima delle fantasie jacovittiane è senza dubbio Cocco Bill. Jacovitti amava il lontano west,e aveva infatti una collezione di armi (dal fucile Winchester alle colt) che spesso usava con proiettili a salve per spaventare il gatto di casa, la moglie, la portiera, il postino. Indossava il cappellone, metteva le pistole nei foderi ed usciva per un incontro alla "mezzogiorno di fuoco" con il suo amico disegnatore Nevio Zeccara. Si incontravano nella piazzetta vicino casa e chi sfoderava le armi per primo vinceva. L'arma di Jacovitti era il pennino Perlier (non usava rapidograph o altri 'strumenti complicati' come li chiamava lui) una boccetta di inchiostro nero e un foglio di carta porosa. Impaginava, scriveva i testi, stendeva i chiaroscuri, faceva tutto da solo. Soltanto i colori erano dati da un suo amico e collaboratore, Alfonso Castellari. Iniziava a riempire il foglio , già impaginato, dal basso a sinistra verso l'alto, senza sapere quello che sarebbe successo, andava a braccio . Aveva in mente l'idea di una storia, e poi la storia si realizzava mentre veniva disegnata. Contro la tradizione che predicava la progressione forzata soggetto - sceneggiatura -matita - china, lui aggrediva il foglio direttamente con il pennino, con il tratto, senza ripensamenti, proprio di chi sa fare, ma soprattutto di chi vuol fare. Jacovitti è stato paragonato a Esher e a Bosch. In Francia lo chiamano il Disney europeo. Un maestro dell'assurdo, un "estremista di centro", che ha sempre dimostrato grande libertà e indipendenza dal potere, principale oggetto dei suoi sberleffi. Un aggressivo burlone capace di scherzare su tutto e su tutti. Un disegnatore e sceneggiatore che ha giocato con il linguaggio come un bambino che prende a martellate il trenino nuovo che gli ha regalato papà. Un funambolo in equilibrio sulla matita. Maestro di grafica, di follia universale, di nonsenso, di libertà, di sommessa anarchia. Creatore di un universo originale e irripetibile dove tutto è possibile. Un uomo dal cuore grande, che si definiva un clown, e che riusciva a far ridere anche quando era triste. Un maestro.E a noi piace pensare che il 3 dicembre 1997, lui, insieme alla sua amatissima moglie Lilli, si sia nascosto in mezzo ai suoi mille personaggi, e che da lì ci guardi divertito, quando ci perdiamo nella lettura delle sue affollatissime tavole. Si dovrebbe aggiungere un altro personaggio alla sua galleria e cioè Jacovitti. Infatti Benitone sembra uscito dalla sua stessa matita. Alto grande e grosso, con il sigaro in bocca, e con l'espressione di chi l'ha combinata grossa. Amava fare scherzi terribili e cattivi, raramente parlava sul serio, e giocava sempre con tutti, soprattutto con quelli che non capivano che stava giocando. Amava la musica jazz, il jazz caldo quello di Armstrong, i suoi strumenti preferiti erano il banjo e la tromba. Non sapeva suonare ma si comprò una batteria. Così mentre disegnava, ascoltava musica jazz e teneva il tempo battendo con il piede destro il pedale del charleston. Liberale vecchio stampo, ma anarchico nelle idee e nei comportamenti, dissacratore e dispettoso. Allergico alle censure da qualsiasi parte venissero. Pigro da morire, usciva solo con la sua fantasia, e faceva dei viaggi bellissimi.Il suo mondo fisico era grande 20 metri quadri, (in pratica viveva nel suo studio) ma il suo mondo interiore era gigantesco oltre i limiti dell'universo.
(Dal sito ufficiale: www.jacovitti.it)






 

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