Giochi dell'Oca e di percorso
(by Luigi Ciompi & Adrian Seville)
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Nome autore: Brambilla Ambrogio 
Nazionalità: Italia 
Città: Milano 
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BRAMBILLA, Ambrogio. - Operò come incisore nell'ultimo ventennio del sec. XVI. Nato a Milano, vi abitò sicuramente per alcuni anni perché fece parte dell'Accademia milanese della Val di Bregn (Blenio), così detta perché gli aderenti componevano poesie nel dialetto di quella valle svizzera per satireggiare la tronfia letteratura dell'epoca. Le sue rime in dialetto compaiono sotto lo pseudonimo di Or Compà Borgnin, in un volumetto di poesie analoghe raccolte da G. P. Lomazzo (Rabisch Dra Academiglia dor compa Zavargna. Nabad dra vall d' Bregn..., Milano 1589, p. 51); dal Mazzuchelli risulta che furono lodate da C. A. Tanzi. Nello stesso volumetto è detto anche scultore in bronzo e pittore, e in alcuni repertori - Zani, Nagler, Thieme-Becker - pure architetto, ma di tali attività non è rimasta traccia. La notorietà del B. è legata alla produzione grafica, a bulino e all'acquaforte, cui si dedicò a Roma fra il 1579 e il 1599; non ci è possibile stabilire l'anno del suo arrivo in questa città, ma il suo nome appare fra i membri della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon il 12 aprile e 14 giugno 1579, e questo è l'anno più remoto che compare sulle sue incisioni. A Roma s'inserì nella vasta attività artistica commerciale ivi fiorente nella seconda metà del sec. XVI, per merito soprattutto dello stampatore Antonio Lafréry, che raccolse il meglio della propria produzione nello Speculum Romanae Magnificentiae, opera che alla sua morte (1577) fu ristampata più volte, con aggiunte, dagli eredi e dai successori. La produzione del B. è posteriore alla morte del Lafréry: le sue stampe furono pubblicate in gran parte dal suo successore, il nipote Claudio Duchet (1577-1586), e alcune da Nicola van Aelst (1582-1613), commerciante di origine belga. Secondo l'esame critico fatto dall'Hülsen (1921) delle varie edizioni e delle copie dello Speculum, vi compaiono parecchie incisioni del B.; alcune tavole sono originali, altre derivate o copiate da precedenti prototipi. Egli occupa anche un posto di rilievo nella cartografia di Roma: infatti incise due piante di tipo archeologico, di cui una edita da C. Duchet nel 1582, con parziale ricostruzione degli edifici (imitazione della piccola pianta di S. Du Pérac edita da A. Lafréry nel 1573), e l'altra edita da N. van Aelst fra il 1582 e il 1599 circa; due piante di Roma moderna, una edita da C. Duchet nel 1582 (derivata da quella di M. Cartaro del 1575, ritoccata in pochi dettagli e con l'aggiunta dei numeri dal 70 al 114 alla rubrica originale) e l'altra stampata da N. van Aelst nel 1590 (in cui per primo aggiornò la topografia romana secondo il rinnovamento urbanistico operato da Sisto V). Ciascuna di queste piante ebbe numerose ristampe, e alcune furono inserite nell'atlante "Geografia. Tavole moderne di geografia de la maggior parte del mondo di diversi autori raccolte et messe secondo l'ordine di Tolomeo con i disegni di molte città et fortezze di diverse provintie stampate in rame con studio et diligenza in Roma", circa il 1556-1572. Il B. va pure ricordato nella cartografia milanese, perché nel 1589 eseguì una pianta prospettica derivata da quella del Lafréry del 1573. Le più interessanti vedute da suo disegno sono: Il Belvedere del Vaticano, 1579; Il Sepolcro di Lucio Settimio,chiamato Settizonio, 1582; Il Sepolcro di Michelangelo per Giulio II, 1582; L'isola Tiberina, 1582. Molto interessanti l'incisione ritraente una Girandola di fuochi artificiali a Castel Sant'angelo..., stampata da C. Duchet nel 1579; quelle con 135 piccoli ritratti degli imperatori da Giulio Cesare a Rodolfo II, 1582, e con i Ritratti dei pontefici da s. Pietro a Sisto V, 1585. H. Egger ha ricostruito l'esegesi della Benedizione papale alla folla radunata in piazza S. Pietro, che il B. derivò non dal prototipo, probabilmente inciso da S. Du Pérac e pubblicato da B. Faleti nel 1567, ma da una copia di esso, edita fra la seconda metà del '71 e la prima metà del '72 (infatti il campanile del vecchio S. Pietro terminava a cupola, forma assunta in seguito alla caduta di un fulmine il 6 genn. 1571, e sul palazzo dell'arciprete figurano le armi dei Ghislieri, il che dimostra che era ancora in corso il pontificato di Pio V). Dal confronto fra l'incisione del 1567 e quella del B. è evidente come quest'ultima sia un grossolano rifacimento. La Raccolta Bertarelli (Milano, Castello Sforzesco) possiede due incisioni non citate da nessun repertorio: una Pianta prospettica di Ancona, edita dal Duchet, 1585, e la Veduta del catafalco per le esequie del card. A. Farnese nella chiesa del Gesù a Roma,28 marzo1589, edita dal van Aelst. Nel 1589 il B. firmava un Giudizio universale, tratto dal grande rilievo in cera su ardesia di G. Vivio (derivato a sua volta da Michelangelo). Il B. eseguì anche stampe di soggetto popolare, pur mantenendo una forma stilistica di classica solennità: "Il gioco del Pela il Chiù", il cui rame è conservato alla Calcografia nazionale, e "I gridi di Roma", cioè i venditori ambulanti. Non sempre firmava scrivendo per esteso il suo nome, ma con monogrammi vari. Una plastica durezza data dai tratti grevi, un po' alla brava, incisi con una certa libertà di mano, caratterizza il suo stile, simile a quello degli altri artisti che incisero le tavole dello Speculum. Si ignora la data della sua morte.
(Clelia Alberici)
 

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